Porta Palazzo. Il filo della memoria

Porta Palazzo. Il filo della memoria. Piazza della Repubblica ha conosciuto negli ultimi due anni un importante piano di riqualificazione, con interventi su tutto il contesto architettonico, l’avvio della progettazione del Piano Integrato di Area (PIA), la manutenzione delle adiacenti Tettoie dei Contadini e dei Casalinghi e il ripristino di una porzione significativa della pavimentazione lapidea del settore Ortofrutta (finanziati con progetti PINQUA e PNRR a cura del Servizio Infrastrutture per il Commercio e lo Sport), la nuova illuminazione scenografica delle facciate del Mercato Coperto V Alimentare, con la nuova insegna e le vetrofanie, il recente posizionamento di 24 fioriere in diversi punti della piazza (finanziati dalla Città con fondi vincolati a cura del Dipartimento Commercio).

Nell’ambito di questo importante piano generale, si è pensato di ripristinare il decoro del Mercato Coperto IV Alimentare (Tettoia dell’Orologio), edificio sottoposto a vincolo di tutela dalla Soprintendenza delle Belle Arti che nel prossimo anno festeggerà i 110 anni, in quanto sovente deturpato da graffiti abusivi. Si è, dunque, elaborato un sistema di rivestimento delle pareti perimetrali con pannelli illustrati con trattamento antigraffiti che vogliono raccontare la storia di Porta Palazzo dalle origini ad oggi a chi frequenta (cittadini, forestieri, turisti) il più importante mercato della Città. 

Ripercorrendo i momenti più celebri e i mutamenti architettonici, “Porta Palazzo. Il filo della memoria” racconta il presente e il suo passato. Attraverso materiali d‘archivio, foto storiche, dipinti e stampe, il progetto mira a esplorare la memoria collettiva di Porta Palazzo, da sempre cuore culturale e sociale della città di Torino. Un filo continuo attraversa le fotografie, come una linea temporale che ricostruisce e racconta la storia del quartiere, della piazza e del suo mercato. Cosi, i volti storici della Regina del Mercato e del Maciste di Porta Pila si fondono con il presente: dalle Luci d'Artista fino ai protagonisti di oggi, la gente di Porta Palazzo.

Il materiale raccolto è stato rielaborato dall’artista Hamza Tihouna con la curatela artistica del MAO - Museo di Arte Orientale di Torino, ripercorrendo i momenti più significativi e le trasformazioni architettoniche di Porta Palazzo. “Il Filo della Memoria” racconta la storia del passato e del presente, si propone di esplorare la memoria collettiva di Porta Palazzo, da sempre cuore sociale e culturale della città di Torino. Un filo rosso continuo attraversa queste immagini, come una timeline visiva che ricostruisce e racconta la storia del quartiere, della sua piazza e del suo mercato. Allo stesso modo, i volti storici della “Regina del Mercato” e del “Maciste di Porta Pila” si fondono con il presente, dalle installazioni di “Luci d’Artista” ai ritratti dei protagonisti di oggi.

Porta Palazzo. The thread of memory. Download the English version here

SEZIONE A
Quando comincia la storia di Porta Palazzo e del suo mercato?
I dipinti e le stampe d’epoca aiutano a ricostruire la nascita di uno spazio che unisce i Palazzi del potere e la quotidianità popolare, proprio nel cuore di Torino. Porta Palazzo deve il suo nome a una delle porte della città. In origine era l’antica Postierla San Michele, accesso al mercato di Piazza delle Erbe, oggi Piazza Palazzo di Città. Poi Vittorio Amedeo II, nel suo progetto di trasformare Torino in una vera capitale settecentesca e rendere più scenografico l’accesso alla città, decide di far edificare una Porta di Palazzo, inaugurata nel 1701. A costruirla è probabilmente l’architetto di corte e urbanista Filippo Juvarra, che progetta anche una prima piazza per unire la città al Borgo Dora, ed è in questo luogo che fin dal ’700 si tiene un mercato della frutta.
La Porta di Palazzo viene poi abbattuta in epoca napoleonica e nel 1817 il progetto architettonico di Gaetano Lombardi di una grande piazza ottagonale intitolata ad Emanuele Filiberto completa il disegno di Juvarra. La porta scompare, ma il nome di Porta Palazzo rimane.
I mercati – quelli di Piazza Palazzo di Città, di Piazza Corpus Domini, e quelli spontanei in corrispondenza delle vie d’accesso alla città – arrivano ufficialmente il 29 agosto 1835. Nel 1836 vengono costruiti il mercato ittico e alimentare, le tettoie per la vendita dei commestibili, mentre la Tettoia dell’Orologio sorge nel 1916. Durante i bombardamenti dell’ultima guerra, nel 1942, i padiglioni subiscono molti danni, il mercato dell’abbigliamento, costruito nel 1963 viene demolito nel 1998 e al suo posto l’architetto Massimiliano Fuksas crea una nuova struttura, oggi trasformata in Mercato Centrale.
Porta Palazzo è da sempre in divenire. Un luogo di condivisione nel cuore della città, uno spazio unico in Europa.

SEZIONE B
Porta Palazzo sono i banchi, la frutta, la verdura, il cibo e le pentole, le scarpe, le stoffe, i vestiti: tutto quello che si può vendere, comprare, scambiare.
Ma soprattutto Porta Palazzo è la gente, un melting pot incredibile di provenienze, di dialetti, di lingue. È sempre stato così, dai contadini dalle campagne e dalle colline attorno alla città alla gente che oggi arriva dal mondo, un’evoluzione che racconta la storia di una Torino popolare e multietnica dal ’700 al XXI secolo.
Una storia fatta non tanto – o non solo – di pagine scritte ma soprattutto di immagini, che spesso raccontano di più e meglio di tante parole. In mancanza di uno Zola piemontese che scrivesse del “Ventre di Torino”, le fotografie degli anni ’30 di Mario Gabinio sono una testimonianza unica e preziosa.
Gabinio, nato nel 1871 e vissuto a cavallo tra ’800 e ’900 (è morto nel 1938), era ferroviere di professione e fotografo per passione. Fotografava montagne, architetture urbane e il mercato di Porta Palazzo. Le donne che portavano a vendere i funghi raccolti nei boschi vicino a casa, l’uva di vigneti domestici, la verdura e la frutta degli orti. E, come per una magia nata dalla passione per i dettagli, le foto in bianco e nero di Gabinio riescono a comunicare anche gli odori, i profumi, i rumori della piazza. Sembra di sentire le voci di chi vende e di chi compra, scambi non solo di merci, ma di notizie, di passioni, di occasioni.
Un mondo soprattutto femminile, a tratti struggente, quello raccontato dalle foto di Gabinio, le ritrosie delle ragazze colte in un gesto, in uno sguardo, e la sicurezza delle donne adulte. La condivisione, sempre. Negli scatti di Gabinio tutti sembrano convergere qui, ognuno con il posto assegnato dal destino, e Porta Palazzo torna ad essere il baricentro di Torino, luogo di confronto, incontro, scambio, di culture e di tradizioni. Dal cibo ai libri usati, “scienssa a otto soldi al chilo”. Ritrovo di immigrati dal Sud e ora dal mondo, il posto più vicino a casa e ai ricordi. Torinesissimo e insieme internazionale.
Oggi, nel mondo dei selfie e del colore, la fotografia è ancora il racconto privilegiato di un luogo di incontro e confronto. Emuli di Gabinio, altri fotografi, come Michele D’Ottavio, che ha il suo studio ai margini della piazza, o i reporter dei quotidiani, continuano a fotografare chi lavora e vive qui, venditori ambulanti, artisti, protagonisti, Maciste e la Regina, visitatori eccellenti e sconosciuti: c’è sempre qualcuno da incontrare, qualcosa da scoprire, una storia da raccontare. Chi arriva qui non se ne va più.
Porta Palazzo non smette mai di vivere, in qualsiasi ora del giorno e della notte e in qualsiasi giorno dell’anno.

SEZIONE C
Il mercato di Porta Palazzo è come un grande palcoscenico all’aperto con i suoi “attori”. Fin dal 1902 viene eletta la Regina di Porta Palazzo, scelta fra le commercianti del mercato. La prima Regina si chiamava Margherita Rosso e abitava in via Borgo Dora. E l’elezione, con qualche interruzione nei periodi bellici, è andata avanti fino al 1983. Un rito anche di generosità: la Regina, l’ultimo giorno di Carnevale, accompagnata dalla sua corte e dalle maschere di Gianduia e Giacometta, faceva il giro del mercato per raccogliere doni devoluti a enti benefici.
Saltimbanchi, indovini, artisti di strada non sono mai mancati a Porta Palazzo. Il personaggio più famoso negli anni ‘60-70 del ‘900 è stato Maciste di Porta Pila. Porta Pila era l’altro nome popolare della piazza, un rimando all’usanza di giocare a “pila o croce”, ovvero testa e croce, utilizzando antichi dobloni e più in generale al denaro speso al mercato. Maciste, al secolo Maurizio Marletta, classe 1935, catanese emigrato a Torino, di professione rigattiere, la domenica si trasformava in un eroe capace di sollevare una pietra di cento chili con una sola mano. Lo spettacolo, gestito con grande senso scenico da Maciste/Marletta, ipnotizzava letteralmente il pubblico. Nelle foto d’epoca si coglie l’atmosfera sospesa e ammirata degli spettatori raccolti a semicerchio attorno a Maciste, che di fronte al Mercato del Pesce, con il braccio teso sopra la testa sollevava l’enorme masso. Marletta diventa famoso, tanto che il regista Ettore Scola lo chiama per interpretare sé stesso nel film del 1973 «Trevico-Torino» e Giacomo Ferrante – che da bambino aveva visto lo spettacolo di Maciste – ne fa il protagonista del cortometraggio del 1992 «L’Uomo della pietra». Oggi Marletta riposa nel cimitero monumentale, riconosciuto come “personaggio storico”.
Porta Palazzo è anche uno spazio di profonda religiosità e di impegno sociale, circondato da chiese che hanno segnato la storia della città, a cominciare dal Santuario della Consolata. Anche papa Giovanni Paolo II nel 1980, anno della sua prima visita a Torino, si reca nel quartiere a visitare i malati del Cottolengo, la Piccola Casa della Divina Provvidenza fondata da San Giuseppe Cottolengo nel 1828 e riconosciuta ufficialmente da re Carlo Alberto nel 1833.
Porta Palazzo è da sempre un catalizzatore di energie.

SEZIONE D
Se c’è un luogo a Porta Palazzo che ha attraversato il secolo e ha saputo rimanere al passo con i tempi è la Tettoia dell’Orologio, forse l’edificio più emblematico della piazza. Una struttura eretta nel 1916 con il nome di Padiglione IV che andava ad aggiungersi alle strutture in muratura costruite fin dal 1836.
La Tettoia dell’Orologio è da subito un’altra cosa, guarda al futuro, a quelle architetture di ferro e vetro che costellano l’Europa delle Esposizioni Universali, delle grandi stazioni ferroviarie di Parigi e Londra, delle prime gallerie commerciali e aprono le porte a una nuova estetica, luminosa e leggera.
Ma nel 1916 siamo in piena guerra mondiale, le acciaierie sono impegnate a sfornare armi. Tutte, tranne una piccola fabbrica in Borgo Dora, vicino al mercato, che era rimasta al servizio della città e lavora incessantemente proprio per realizzare il Padiglione IV, la Tettoia dell’Orologio. Una targa lo conferma, e fissa per sempre l’anno della sua costruzione: 1916, un segnale di speranza e di fiducia, oltre le guerre. Sono passati più di 100 anni, e quella Tettoia rimane un simbolo, all’interno i punti vendita alimentari rigorosamente numerati e all’esterno le luci colorate con cui il grande artista Michelangelo Pistoletto ha intrecciato la frase “Amare le differenze”, tradotta in 39 lingue, a ricordare quelle diversità di cui proprio Porta Palazzo porta avanti il valore.
Accanto, appena uscito da un completo restyling che non ha cambiato nulla della sua storia ma ha ridato luce al vetro ed energia al ferro la Tettoia dei Contadini, che ci riporta allo spirito originario di quando nacque spontaneo il mercato e all’importanza del territorio.
Qualche vecchio torinese ancora chiama quell'area sospesa fra la Tettoia dell’Orologio e la Tettoia dei Contadini il “mercà dij busiard” (mercato dei bugiardi). Perché li si raccoglievano venditori estemporanei di merci anche di dubbia provenienza. Vecchie storie di città che ritornano solo in qualche nome-ricordo. Le Tettoie invece sono un tassello di passato che non ha mai perso vitalità.
L’anima di Porta Palazzo vive di passato, di futuro e di differenze.

SEZIONE E
Cos’è oggi Porta Palazzo? Il mercato all’aperto più grande d’Europa, certo, con cifre che impressionano: 51.300 metri quadrati totali, una superficie di vendita di 4.991 metri quadrati, più di mille operatori ambulanti, 800 punti vendita mobili, decine di posti “a rotazione” e oltre 100.000 persone che vengono qui- a comprare, a guardare - ogni settimana. Ma questi sono solo i numeri. Porta Palazzo è molto di più. È un luogo di incontro, di scambio, di condivisione, di diversità. Dove si continuano a fare scoperte inattese. La targa che ricorda Francesco Cirio e la sua “invenzione” dei pomodori in scatola che avrebbe rivoluzionato la cucina del XX secolo. La Galleria commerciale Umberto I ricavata nelle corsie dello storico Ospedale Mauriziano, fondato nel 1575. Il mercato delle pulci del Balôn, quasi il set di un film. Le Ghiacciaie, simili a misteriose astronavi atterrate qui da qualche pianeta lontano, un tempo preziose riserve del ghiaccio indispensabile per conservare i prodotti alimentari e oggi spazi di incontri. Porta Palazzo è proprio questo, soprattutto: un luogo di incontri. Dal secondo dopoguerra - quando la piazza prende ufficialmente il nome di Piazza della Repubblica – qui si sono incontrati tutti. Prima i lavoratori arrivati dal Sud d’Italia, dalla Sicilia, dalla Sardegna, dal Nord-Est. Hanno portato usanze, prodotti, piatti di tradizione. E poi via via migranti dal mondo, dal Nord Africa, dal Sud America, dall'Oriente e dall'Est Europeo. Porta Palazzo ha accolto tutti con la consueta apertura verso le differenze. Così oggi la piazza ospita un melting pot di etnie che scrivono nuovi capitoli della storia di una Torino multietnica e multiculturale e delle sue trasformazioni sociali.
Porta Palazzo è lo specchio della Torino che cambia, un’identità interculturale che è un caso forse unico al mondo. Da qui è passata la fiaccola olimpica per i Giochi di Torino 2006 e qui lo storico edificio del Mercato Ittico del 1836 potrebbe diventare la sede di Torino Capitale Europea della Cultura 2033, quasi 200 anni dopo.
Porta Palazzo è molto più di un luogo e di un mercato: è l’utopia realizzata di una nuova Torino in continua evoluzione, un cuore pulsante della città di domani. 

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Porta Palazzo. The thread of memory. This project evokes the collective memory of Porta Palazzo, since it is not possible to talk about the present of a place without going through its history. The lines drawn by a hand become timelines that trace and tell the story of Porta Palazzo’s space through archive materials, such as old photographs, paintings and prints, to arrive at the present, with the artist’s lights and photos of the protagonists of today.

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Progetto della
Project of
Città di Torino

In collaborazione con
In collaboration with
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Torino

Direzione artistica
Artistic direction
Museo d’Arte Orientale di Torino

Design: Hamza Tihouna

Foto/Photos: Alessandro Muner

Testi/Texts: Rosalba Graglia

Foto storiche e documenti
Historical photos and documents
Archivio Storico della Città di Torino
Archivio Fotografico dei Musei Civici - Fondazione Torino Musei, Fondo Gabinio
Camera - Centro Italiano per la Fotografia
Fondazione Accorsi Ometto - Museo di Arti Decorative
MuseoTorino
Collezione Hugo Daniel

Realizzato da
Produced by
Squillari Arti Grafiche Srl

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