Attorno a Porta Palazzo

Parlando di commercio in città, non si può che partire da qui: da Porta Palazzo.

Porta Palazzo, il mercato all’aperto più grande d’Europa, è da sempre il punto di incontro di Torino, luogo di scambio per eccellenza, cuore di tante tradizioni e culture diverse. Merito delle centinaia di banchi presenti, fuori e dentro i padiglioni coperti, e delle migliaia e migliaia di merci in arrivo da tutta Italia e dal mondo. Ma anche di un sistema vivo di negozi, piccole attività e locali che ruotano attorno a piazza della Repubblica e la mantengono viva ogni giorno – per chi volesse approfondire la lunga storia del luogo, dal 1835 alle trasformazioni più recenti, segnaliamo questo approfondimento proposto dalla Città di Torino.

Di fronte a tanta ricchezza, difficile scegliere un solo aspetto, o un angolo particolare, da cui iniziare. Tanto vale scendere da via Milano e affrontare “la cucina di Torino”, parole dello scrittore Giuseppe Culicchia, o “il ventre della città”, parole di Edmondo De Amicis, in tutto il suo gioioso disordine. Meglio ancora se è un sabato mattina.

Un sistema in simbiosi, banchi e vetrine, per una rete di legami che rafforza il tessuto locale. Non è un caso che molti dei negozi attorno alla piazza siano realtà storiche.

Porta Palazzo è per prima cosa un’esperienza sensoriale: voci, suoni, parole, profumi, aromi – tutto insieme, di continuo. E i colori. Con l’infinita gamma cromatica di frutta e verdura, carni e formaggi, pesci e frutti di mare. Ma anche di tessuti, di borse e calzature, degli oggetti più disparati, e ancora i tendoni e i grembiuli, le scritte e le insegne. Qui ognuno parla la propria lingua e quella degli altri, dai dialetti d’Italia all’inglese dei turisti, passando dall’arabo al cinese, dalle lingue africane e dell’Est Europa: l’importante è capirsi.

Il mercato è organizzato per aree. Arrivando dal centro storico, l’ingresso della piazza è dedicato a prodotti di merceria, vestiario, articoli per la casa. Il resto di Porta Palazzo è diviso in quadranti, un grande ottagono tagliato in quattro sugli assi di via Milano-corso Giulio Cesare e corso Regina Margherita: il settore sud-ovest, quello che dà sui vicoli pieni di locali del Quadrilatero, è dedicato ai banchi dell’abbigliamento, mentre il padiglione su due piani è la struttura al coperto del mercato ittico, oggi chiuso e interessato da un progetto di rilancio.

A lato della piazza, qui hanno le loro vetrine alcune insegne storiche del commercio torinese, fra negozi di abbigliamento e drogherie, presenze familiari per tre-quattro generazioni di clienti affezionati. Le loro storie riportano alla memoria i tempi in cui Porta Palazzo era soprattutto “Porta Pila”, soprannome locale del mercato, come cantava, chiaramente in piemontese, il cantautore Gipo Farassino.

I dintorni di Porta Palazzo, là dove il centro storico si fonde agli isolati lungo il fiume, raccontano le trasformazioni sociali della città come pochi altri luoghi. Dall’altra parte di corso Regina Margherita, verso Borgo Dora e le bancarelle del Balon al sabato, i linguaggi dei commercianti si moltiplicano ancora, raccontando le ondate successive di nuovi e nuove torinesi: una cartoleria storica, il calzolaio, insieme alle panetterie arabe, ai bar frequentati dalle varie comunità, alle macellerie halal. In questa porzione di piazza è sorta, fra gli anni Novanta e i primi Duemila, anche la costruzione più recente del mercato.

L’edificio disegnato dal celebre architetto Massimiliano Fuksas, e da lì chiamato spesso PalaFuksas, sostituiva il passato mercato dell’abbigliamento. La costruzione, dotata di un sistema interno di passerelle tra i piani, mostra al pubblico una delle antiche ghiacciaie di Porta Palazzo, le strutture sotterranee dove un tempo veniva accumulato il ghiaccio necessario alla conservazione dei cibi: per otto anni ha ospitato il Centro Palatino, polo dedicato al vestiario, mentre dal 2019 fa da casa all’attuale Mercato Centrale. Format di destinazione commerciale nato a Firenze, il Mercato Centrale riunisce una selezione di artigiani e di esperienze enogastronomiche all’interno di un contenitore unico, con spazi condivisi e animato da un programma di eventi, sul modello dei mercati con food court diffusi all’estero. Per chi volesse osservare l’intera piazza dall’alto, il consiglio è visitare il secondo piano panoramico.

Dal contemporaneo alla storia, ecco l’Antica tettoia dell’Orologio dall’altra parte della strada: forse il simbolo più conosciuto di Porta Palazzo. La copertura metallica, realizzata più di un secolo fa, dal 2005 si illumina delle scritte al neon – di fatto un manifesto in più lingue sull’amore per le differenze – creato dall’artista Michelangelo Pistoletto. All’interno, il padiglione è un labirinto di specialità alimentari: esposte, appese, mostrate, e poi porzionate, pesate, servite. Le parole e i gesti precisi dei negozianti scandiscono il ritmo sostenuto degli orari di punta: anche qui sono tante le famiglie dietro ai banconi che si tramandano i segreti del lavoro dai genitori ai figli, dai figli ai nipoti.

Lo spettacolo prosegue alle spalle della galleria, con il mercato dei contadini pronto a prendersi la scena, in particolare il sabato mattina. I piccoli agricoltori riuniti sotto la bella dipinta di verde offrono in modo diretto quanto da loro prodotto, per un trionfo del chilometro zero e dei diversi accenti.

Il viaggio attorno a Porta Palazzo è quasi completo. Il quadrante sud-est della piazza è occupato ogni giorno dai banchi colorati del mercato dell’ortofrutta, con le loro pile ordinate di ortaggi e i cartellini nelle grafie più varie, e infine dal padiglione del Quinto Alimentare, chiamato così per i numeri progressivi assegnati alle sezioni del mercato e dedicato anche questo a carni, salumi, prodotti di gastronomia e panetteria. Passeggiando fra i banchi di verdura, o nei corridoi al coperto, è impossibile non incontrare i gruppi di turisti dall’estero, spesso con macchina foto al collo – i venditori dietro ai banchi sono ormai abituati a farsi ritrarre... Qui sta un’altra delle unicità di Porta Palazzo: un’attrazione in città per i flussi turistici, eppure un luogo sempre autentico e popolare.

Ai lati del mercato si ripete intanto la successione di negozi etnici, bar, realtà storiche al piano terra delle case – fra queste anche la Farmacia dell’Ordine Mauriziano, la cui attività ha origine perfino nel Cinquecento. Ma c’è una differenza da questa parte. Siamo sul lato di piazza della Repubblica che si apre verso le Porte Palatine, le antiche porte romane della città. L’intero isolato fra il mercato e via della Basilica è il frutto di un progetto di ricostruzione di fine Ottocento e comprende una galleria commerciale intitolata al sovrano allora regnante: è la Galleria Umberto I.

A quasi un secolo e mezzo di distanza, sotto le vetrate a spiovente della galleria resiste il fascino di un’altra epoca. I negozianti, come è naturale, si chiamano per nome fra di loro e condividono la volontà di animare questo passaggio insolito di Torino – dalle attività più longeve fino a chi è arrivato di recente. Parlando con loro si ha la dimostrazione dei rapporti che si creano all’interno del tessuto commerciale, tanto più in un posto speciale come quello di Porta Palazzo: una rete di legami che coinvolge bancarelle, artigiani, negozi e che si nutre di attenzioni e forniture reciproche. Quali migliori clienti fidelizzati se non i colleghi commercianti?

Elide Profumi

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Galleria Umberto I 30

Passeggiando in Galleria Umberto I, quella vicino a Porta Palazzo, è facile farsi affascinare da una vetrina sfarzosa che, tra le tante confezioni esposte, lascia intravedere i locali interni di un locale storico. Scopri di più

Fuori dalla galleria, i banchi iniziano a smontare. Il tempo del mercato volge al termine: presto l’enorme piazza lascerà spazio a un altro paesaggio, pronta a ripopolarsi puntualmente la mattina successiva (domenica escluse) e a trasformarsi in quel luogo pieno di vita tante volte raccontato e cantato. Prima di rincasare si può fare un ultimo acquisto sotto i portici. Oppure fare un salto all’edicola all’imbocco della piazza, oggi reinventata come “Portineria di Comunità”, un punto servizi a disposizione degli abitanti, ulteriore esempio delle tante trasformazioni di questa che è la parte più viva della città.

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