Le Roi Music Hall

EPIC di valore storico, artistico e culturale

C’è una porta nascosta dietro piazza Baldissera che conduce a una realtà sospesa nel tempo — anzi, fra più tempi.

Il Le Roi Music Hall è una leggenda che si mantiene ben attiva. Nel corso di un secolo la pista ha conosciuto più incarnazioni: prima la sala estiva Plateau Dansant Lutrario, gli allestimenti futuristi del Blechenduait (italianizzazione di Black & White), negli anni ’50 l’inaugurazione di un cinema con sala da ballo nell’edificio attuale, sempre sotto il patron Attilio Lutrario, infine l’ambizioso progetto di ristrutturazione.

Il dancing deve la sua forma attuale a quel campione d’eclettismo di Carlo Mollino, architetto di Palazzo Affari e del Teatro Regio, che insieme al collega Carlo Bordogna disegna i meravigliosi interni del locale. Giochi di specchi, ferro battuto, mosaici: lo stretto corridoio si apre in una sala che si avvolge su sé stessa, merito della spirale di luci e della galleria a mezzaluna. Un trionfo di dettagli che dal 1960 rapisce lo sguardo — non è un caso che il luogo ogni tanto ricompaia in video e spot tv.

Da allora il Le Roi è un collettore di storie. Negli anni d’oro, sul palco si alternano i grandi della musica italiana, da Mina a Modugno, da Caterina Caselli a Little Tony, e perfino un Lucio Dalla praticamente esordiente.

A custodire tutta questa memoria dal 2008 sono Toni Campa e Luciana De Biase, promotori di tante iniziative musicali. Grazie al loro appassionato impegno, il dancing continua a vivere e a ospitare concerti, serate danzanti, eventi di clubbing. La musica allora riconquista gli spazi di un locale senza simili: in quell’atmosfera inafferrabile, difficile dire in che anni ci troviamo.